Arte - Mostre

Goya -10 ottobre 2021 – 23 gennaio 2022. Fondazione Beyeler

Nel 275° anno della sua nascita, la Fondation Beyeler dedica a Francisco de Goya una tra le più importanti mostre mai tenute fuori della Spagna.

Goya “Maja vestida”1800-1808, Museo Nacional del Prado, Madrid © Photographic Archive. Museo Nacional del Prado. Madrid

A cura di Manuela Moschin

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Goya fu uno degli ultimi grandi artisti di corte nonché un antesignano dell’arte moderna. Dipinti di proprietà privata spagnola raramente esposti in pubblico saranno accostati per la prima volta a capolavori provenienti dalle più rinomate sedi museali e collezioni private europee e americane.

Le opere di Goya, oggi come al tempo dell’artista, sollecitano sia i sensi che l’intelletto. L’esposizione è organizzata dalla Fondation Beyeler in collaborazione con il Museo Nacional del Prado di Madrid.

In maniera personalissima Francisco de Goya y Lucientes (1746–1828) ha dato spazio nella sua poliedrica produzione alle gioie e ai fasti come anche agli orrori e abissi dell’esistenza umana. Tra i generi e temi di maggior rilievo della sua pittura si annoverano soprattutto i ritratti, che raffigurano membri della famiglia reale e personaggi aristocratici ma anche amici e conoscenti dell’artista. La concezione sottesa ai ritratti è complessa in quanto Goya rappresenta con acuta penetrazione psicologica la personalità composita dei soggetti.

Non mancano inoltre gli autoritratti, che lasciano trapelare i moti dell’animo e l’intelligenza riflessiva dell’artista. Un tema a sé è costituito dalle majas: immagini femminili da cui promana un rapporto fra uomo e donna carico di tensione. Nei suoi dipinti di genere Goya tratteggia le realtà quotidiane della società spagnola quali mercati e arene per le corride, covi di banditi, manicomi e tribunali dell’inquisizione. Altrettanto importanti sono le scene che illustrano i sabba delle streghe in cui Goya raffigura la superstizione, l’irrazionalità e gli incubi della sua epoca.

La mostra alla Fondation Beyeler segue un andamento cronologico e, nell’accostarsi all’arte di Goya, prende le mosse dalla posizione ambivalente e contraddittoria di questo pittore che, se da lato fu uno degli ultimi grandi maestri in seno alla tradizione degli artisti di corte in Europa, dall’altro eseguì immagini ermetiche per suo proprio conto e in totale libertà espressiva. Nel corso della sua carriera, durata più di sessant’anni ed estesa lungo un arco di tempo che dal tardo rococò giunge al romanticismo, Goya ha dato vita a un vasto corpus di dipinti, disegni e incisioni. L’esposizione è focalizzata sui tardi anni della maturità e, per evidenziare l’unicità dei mondi figurali di Goya e dare conto della ricchezza formale e contenutistica del suo lavoro, la mostra proporrà l’intero spettro tipologico (scene di genere e ritratti, ma anche nature morte e pitture di storia) e tutti i motivi peculiari di Goya. Dipinti di grande formato saranno presentati assieme a piccoli e preziosi pezzi a costituire una rassegna approfondita e completa dell’opera di Goya. Preziosi fulcri della mostra sono il ritratto della Duchessa di Alba, 1795, e l’iconica rappresentazione della Maja vestida 1800–1807. Altrettanto straordinari ed eccezionalmente esposti assieme sono i due dipinti Majas al balcone e Maja e la mezzana, entrambi 1808–1812, provenienti da collezioni private europee. Nella loro rappresentazione di seducente femminilità anticipano una delle composizioni più belle di Édouard Manet, Il balcone, 1868/69 (Musée d’Orsay, Parigi). Un momento saliente della mostra è costituito dalle immagini di genere di piccolo formato, la maggior parte delle quali conservate in collezioni private spagnole e solo raramente viste fuori della Spagna. Si tratta di dipinti in cui Goya – analogamente ai disegni e alle incisioni – ha dato pieno corso alla sua vena creativa più profonda. Per la prima volta dopo quella che finora è stata l’unica presentazione al Museo del Prado, l’intera serie di otto immagini di genere custodita nella collezione madrilena dei Marchesi de la Romana viene esibita alla Fondation Beyeler. Ad essa si aggiungono le quattro celebri tavole con scene di genere appartenenti alla Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid e solitamente concesse in prestito in via del tutto eccezionale.

La mostra ha dunque in serbo parecchie sorprese anche per i conoscitori di Goya. Vi figura inoltre una selezione di fogli del ciclo de Los Caprichos pubblicati nel 1799, tra cui la famosa acquaforte n. 43 con il titolo programmatico Il sonno/sogno della ragione genera mostri, in cui si riverbera malinconica e rassegnata la convinzione di Goya secondo la quale né con raziocinio né con ironia e sarcasmo si può sconfiggere l’irrazionalità.

Ulteriore attrazione della mostra è un cospicuo gruppo di fogli tratto dai Desastres de la guerra, 1811–1814. L’universo iconografico enigmatico e abissale di Goya era apprezzato in particolare dagli artisti spagnoli moderni, tra cui Pablo Picasso e Joan Miró. Negli anni 1920 i surrealisti sentivano il maestro come vicino alle loro istanze. Anche per gli artisti contemporanei Goya rappresenta un’importante fonte di ispirazione: nella sua riflessione sulla posizione dell’essere umano in un mondo conflittuale, che oscilla tra ragione e insensatezza, le immagini di Goya si rivelano attuali più che mai. La mostra raccoglie oltre 70 dipinti e un insieme di circa 50 disegni magistrali e circa 50 incisioni, la cui nascita può essere ricostruita anche attraverso un gran numero di prove di stampa. Le opere esposte a Riehen sono di esemplare qualità. Dipinti raramente esposti di proprietà privata spagnola, alcuni dei quali mai passati di mano dai tempi dell’artista, saranno per la prima volta affiancati in questo contesto a opere cardine provenienti dalle collezioni pubbliche e private più prestigiose d’Europa e d’America.

I prestiti giungono da rinomati musei quali il Museo Nacional del Prado, il Museo Thyssen-Bornemisza, la Fundación Lázaro Galdiano e la Fundación Casa de Alba a Madrid, il Musée du Louvre di Parigi, il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Londra, la Galleria degli Uffizi di Firenze, la National Gallery of Ireland di Dublino, la collezione Oskar Reinhart “Am Römerholz” di Winterthur, il Minneapolis Institute of Art e il Museum of Fine Arts di Houston. La mostra “Goya”, ideata da Isabela Mora e Sam Keller, è organizzata dalla Fondation Beyeler in cooperazione con il Museo Nacional del Prado, Madrid. A Martin Schwander, curatore at large, si deve la curatela della mostra insieme con Ioana Jimborean, curatrice associata, e Gudrun Maurer, consulente scientifica. Il catalogo dell’esposizione è pubblicato in tedesco e inglese da Hatje Cantz Verlag, Berlino, e in spagnolo da Ediciones El Viso, Madrid. Riporta i contributi di José Manuel Matilla e Gudrun Maurer del Museo Nacional del Prado, nonché di Andreas Beyer, Helmut C. Jacobs, Ioana Jimborean, Mark McDonald, Manuela B. Mena Marqués, Martin Schwander e Bodo Vischer. Si fregia inoltre di un saggio introduttivo del pluripremiato scrittore irlandese Colm Tóibín.

La mostra è stata resa possibile grazie al sostegno di: Beyeler-Stiftung Hansjörg Wyss, Wyss Foundation Athene Stiftung Berta Hess-Cohn Stiftung Annetta Grisard Dr. Christoph M. Müller e Sibylla M. Müller Novartis Sulger-Stiftung

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