

A cura di Manuela Moschin
Orfeo ed Euridice (1775-76) è un gruppo scultoreo in pietra di Vicenza realizzato da Antonio Canova, conservato nel Museo Correr di Venezia.
Lo scultore realizzò l’opera quando aveva soltanto diciotto anni. Egli nacque a Possagno (Treviso) nel 1757 in una famiglia di scalpellini. Fu il nonno che impartì a Canova le prime lezioni.
Le sculture sono ispirate alla vicenda di Orfeo ed Euridice, che racconta la storia del musico Orfeo, lo sposo della ninfa Euridice, la quale morì il giorno del matrimonio per un morso di un serpente.
Orfeo, disperato per la morte dell’amata, scese negli inferi per riprenderla. Egli dovette accettare di poterla salvare soltanto a una condizione, ossia non avrebbe dovuto guardarla fino a quando non fossero entrambi usciti dalla vallata dell’Averno.
Orfeo, invece, temendo di perderla di nuovo, poiché percorse un sentiero tortuoso e pericoloso, ebbe l’istinto di voltarsi per controllare che stesse bene. Euridice venne risucchiata indietro, mentre tendeva inutilmente le braccia per essere afferrata.
Orfeo, nel tentativo di salvare la sua amata, scese un’altra volta negli inferi, dove trovò Caronte che lo scacciò. Il cantore rimase per sette giorni nella totale disperazione, rifiutando persino di nutrirsi. Infine, si ritirò sul monte Ròdope.
Le sculture ritraggono l’istante doloroso della separazione tra i due. La drammaticità della scena è ben visibile nell’espressione dei volti e nei gesti desolati degli sposi. Le statue, in origine, erano collocate sui pilastri della villa del senatore Giovanni Falier ad Asolo in provincia di Treviso. Attualmente sono esposte nel Salone da ballo del Museo Correr a Venezia.
Contesto Storico e Antonio Canova
Realizzata quando Canova aveva soltanto diciotto anni, quest’opera testimonia il precoce talento del maestro. Nato a Possagno in una famiglia di scalpellini, Canova ricevette le prime lezioni dal nonno, fondamento della sua futura carriera artistica.
L’Espressione Drammatica dell’Opera di Canova
Le sculture, ispirate alla leggenda di Orfeo ed Euridice, catturano l’istante doloroso della separazione. L’intensità emotiva e la maestria tecnica emergono chiaramente nei volti e nei gesti desolati degli sposi.
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Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.