Edito da Luoghi Interiori
A cura di Manuela Moschin
Riflessioni sul libro “L’imperfezione del gioco” di Patrizia Francioso
Viviamo in un’epoca alienante, in cui il mondo virtuale e la tecnologia prendono il sopravvento. Un universo fatto di incertezze e ansie, che danno sfogo alle illusioni, dove l’individuo più ingenuo e sprovveduto si ritrova catapultato in altre dimensioni, quelle dei social.
Ecco allora che l’attenzione dell’autrice si sofferma sulle debolezze umane, sui motivi in cui, in certune situazioni, il pensiero razionale si fa da parte per dare maggiore adito agli istinti, che al contrario il più delle volte sono irrazionali.
Come del resto si evince dal titolo, il protagonista del libro è un gioco online, che funge poi da filo conduttore durante tutto il racconto. Non è una storia lineare, nel senso che si intreccia con una serie di meditazioni eseguite dalla protagonista relative alla sua vita a partire dall’infanzia.
Piacevoli versi poetici, in sintonia con la narrazione, fanno da cornice a questo originale testo, dove a causa di una serie di insoddisfazioni personali, il virtuale diventa un rifugio su cui sfogare i propri malesseri, anche se, a rigor di logica, si rivelerà una trappola angosciante.
La stessa protagonista rimane sconcertata dai suoi atteggiamenti, che si prospettano sempre più insensati, in un turbinio di profonde fragilità. Con questo brillante romanzo, la scrittrice travolge il lettore in un viaggio oculato e ricco di riflessioni. Complimenti Patrizia.
«Ti prendo, prima o poi ti prendo. Riuscirò a metterti sotto, attenta!»
Chiunque fosse, era talmente spontaneo in quei messaggi che Teresa non poté sottrarsi dal rispondergli: «Sì, sì, provaci dai». Aggiungendo poi in tono ammiccante: «Ti avviso, però, ho mio marito a fianco».
«Ti metterò sotto ugualmente, ahahah!» (Da “L’imperfezione del gioco di Patrizia Francioso).
Sinossi: “L’imperfezione del gioco” di Patrizia Francioso.
È un’esistenza troppo fragile quella di Teresa e la realtà virtuale in cui si è rinchiusa, unica carceriera di se stessa, la mantiene in un equilibrio troppo instabile per non mandare in pezzi la quotidianità che la circonda.
Una partita subdola, con la sua figura di donna, di madre e di moglie, con la disciplina e le tradizioni, con i propri desideri e le proprie paure, con il bisogno di essere amata e di amare: un gioco inquietante e paralizzante, che blocca il lettore nel mondo virtuale.
Il percorso verso la luce dovrà tracciarlo lui stesso, tra le pagine di una storia paranoica e crudele, aguzza e attaccata ai silenzi, che non indica a nessuno la strada.
Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.