e lo Stile Classico di Raffaello
A cura di Manuela Moschin
Le quattro Stanze Vaticane furono affrescate dal 1508-09 al 1520. In ordine cronologico di esecuzione sono: la Stanza della Segnatura, la Stanza di Eliodoro, la Stanza dell’Incendio di Borgo e la Stanza di Costantino.
Fu papa Giulio II (1443-1513) (Fig.2) che nel 1508 chiese a Raffaello (1483-1520) (Fig.10) di affrescare la prima Stanza detta della Segnatura, chiamata così perché in essa aveva sede la biblioteca privata del pontefice che lì firmava i documenti. Nel 1513 durante il periodo della decorazione della seconda Stanza, quella di Eliodoro, morì Giulio II, pertanto fu il suo successore papa Leone X (1475-1521)(Fig.3) che si incaricò di seguire Raffaello nel compimento delle opere.
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La “Stanza dell’Incendio di Borgo” (Fig.1) fu iniziata il 1 luglio 1514 e terminata nel 1517 sotto il pontificato di Leone X.
Nello stesso anno Raffaello, nominato architetto di San Pietro, studiò gli edifici antichi di Roma e il trattato De Architectura di Vitruvio il quale, scritto intorno al 15 a.C. risulta basilare per conoscere i metodi costruttivi degli antichi romani.
Raffaello incaricò il suo amico e collaboratore Fabio Calvo (1450-1527) di tradurre il trattato vitruviano per poterlo studiare direttamente. Ne conseguì una trasformazione del linguaggio dell’artista caratterizzato da uno stile classicista evidente anche nella Stanza dell’Incendio di Borgo.
“L’Incendio di Borgo” allude a un avvenimento accaduto nell’anno 847 in Borgo, il quartiere adiacente alla basilica vaticana. Accadde che, in seguito a un incendio divampato nell’Urbe, papa Leone IV affacciatosi dalla Loggia delle Benedizioni del palazzo pontificio spense il fuoco miracolosamente con il gesto del segno della croce. Il committente papa Leone X con questo episodio intende far riferimento alla guerra che in quel momento imperversava tra il re di Francia Francesco I e l’imperatore Carlo V.
Raffaello raffigurò l’incendio soltanto sul lato sinistro dell’affresco, illustrando vari personaggi che stanno fuggendo dagli edifici in fiamme. In primo piano ritrasse alcune figure in estasi di fronte al miracolo e a destra invece alcuni astanti sono impegnati a spegnere l’incendio.
Tutta la scena è stata concepita al fine di ottenere una prospettiva scenografica teatrale conseguita utilizzando diversi punti di vista prospettici.
Il dipinto è ricco di movimento, in cui le figure furono rappresentate in pose teatrali e nude come usavano riprodurre gli antichi. A sinistra dell’opera l’artista dipinse un uomo che porta in salvo il vecchio padre sulle spalle, seguito da una donna e un bambino. Si tratta di una ripresa letteraria dall’Eneide di Virgilio, nella quale viene narrata la fuga da Troia in fiamme da parte di Enea con il padre Anchise, il figlio Ascanio e la moglie Creusa. In questo gruppo e nel corpo nudo muscoloso del giovane che scavalca il muro è riconoscibile in Raffaello la predilezione per la statuaria antica, essa risulta maggiormente evidente nei disegni preparatori conservati all’Albertina a Vienna (Fig.4-5-6), dove in ogni singolo personaggio è evidente un effetto anticheggiante reso dal volume dei corpi.
Non solo i personaggi ma anche le architetture rappresentate da Raffaello sono dei riferimenti agli edifici della classicità.
Sullo sfondo del dipinto egli raffigurò la facciata dell’antica Basilica paleocristiana di San Pietro ornata da mosaici nota anche come Basilica di Costantino (Fig.7) che era situata nella zona occupata attualmente dalla nuova Basilica.
A sinistra si trova il tempio in rovina, probabilmente una ripresa del colonnato corinzio del tempio del Dioscuri (Fig.8) e a destra dipinse un tempio ionico che ricorda quello di Saturno (Fig.9). Al centro il papa si sta affacciando da un’architettura in stile bramantesco a bugnato (Fig.1). Nell’affresco pertanto sono presenti diversi ordini architettonici: il corinzio della loggia papale, lo ionico con colonne di marmo venato a fusto liscio dell’edificio di destra e colonne scanalate corinzie in marmo bianco a sinistra.
Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.