
A cura di Manuela Moschin
Buongiorno in arte 🎨 Oggi vi parlo del pittore spagnolo Francisco de Zurbarán (1598-1664) che fu, assieme a Velázquez e a Murillo, uno dei protagonisti del siglo de oro spagnolo. Zurbarán, artista profondamente religioso, solitamente è noto per i suoi ritratti raffiguranti soggetti sacri, soprattutto di santi e monaci dal carattere particolarmente spirituale (Fig.3-4). C’è un dipinto che mi colpisce moltissimo che ho potuto ammirare dal vivo. S
i tratta dell’opera intitolata “S.Francesco in meditazione”(Fig.3) 1635-39 conservato alla National Gallery di Londra, un vortice di forti emozioni particolarmente commovente.
Oltre a ciò il pittore rappresentava anche nature morte (Fig.1-2), se così si può dire, poiché il risultato acquisito è tutt’altro che spento. Al contrario direi che si potrebbero definire “nature vive”, poiché sono caratterizzate da un naturalismo caravaggesco alquanto realista.
È dallo sfondo scuro che emergono soggetti dettagliati, dotati di un effetto luministico sorprendente, ottenuto mediante contrasti di luce e ombra che ne esaltano la forma.
Il simbolismo nelle nature morte di Zurbarán
Anche l’opera intitolata “Natura morta con limoni, arance e una rosa” (Fig.1) contiene temi cristiani aventi un significato simbolico, in cui la disposizione realizzata in tre gruppi di soggetti è alludente alla Santissima Trinità.
C’è un interessante volume dello storico dell’arte prof. Tomaso Montanari intitolato “L’ora d’arte” (Fig.5) nel quale l’autore esprime per questo dipinto una grande ammirazione:
”Su un tavolo lucidissimo di legno poggiano un piatto di metallo con quattro limoni, un cesto di vimini colmo di frutti e fiori di arancio, e infine una tazza piena d’acqua, al centro di un piatto che contiene acqua a sua volta, e a cui è appoggiata una rosa senza spine. E tutto questo si staglia su uno sfondo scurissimo: quasi fossero intarsi di pietre colorate su una pietra nera e lucida…” “E, con le sue mani e il suo pennello, Francisco ci ha donato per sempre i suoi occhi, il suo sguardo, la sua intelligenza poetica del mondo. Di fronte a questo quadro noi siamo un po’ Francisco Zurbaran: perché ne possediamo, un po’, gli occhi. E un po’ il cuore, e la fantasia.”



Buon fine settimana in arte
Manuela

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Sono Manuela Moschin, scrittrice. Sono nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte.
La mia opera prima è “ātman”, che in sanscrito è traducibile come soffio vitale o coscienza spirituale, una raccolta di poesie che fonde in un equilibrato mix la storia dell’arte con la mia predilezione per gli insegnamenti legati alla filosofia indiana. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti (deceduta nel 2004) la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri.
Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.
Collaboro con “La Voce di Venezia” curando la rubrica radiofonica Voce d’Arte, trasmessa ogni giorno alle 12:30 sulla loro web radio, dove racconto e approfondisco temi legati al mondo dell’arte. Il link per il collegamento: https://www.lavocedivenezia.it/player.html
Altre collaborazioni: “lavocedivenezia.it”;“valledaostaglocal.it”; “alessandria.today”; “solofraoggi.it”
Pubblicazioni:
2023 – Un giglio bianco al 4910 -poesie–
2022 – Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte -saggio–
2022 – Risveglio -storie–
2021 – ātman -poesie–
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