Riapertura di un luogo incantevole
A cura di Manuela Moschin
L’eccezionale acqua alta che colpì Venezia il 12 novembre 2019 danneggiò in modo significativo anche il piano terra del Palazzo Pesaro degli Orfei, luogo in cui si trova la Casa-Museo Mariano Fortuny y Madrazo. Mercoledì 9 marzo 2022 è stata riaperta con grande soddisfazione.
Fu il figlio d’arte Mariano Fortuny nato nel 1871 a Granada, che a diciotto anni si stabilì a Venezia, risiedendo poi nel Palazzo, dove curava il suo atelier. Il Museo è un luogo a dir poco incantevole, che testimonia l’ingegno e la capacità artistica di una figura eclettica, che diede particolare valore alla cultura. Fu amico di Gabriele D’Annunzio, Eleonora Duse, Ugo Ojetti, la marchesa Casati, Hugo von Hofmannsthal, Giovanni Boldini e il principe Fritz Hohenlohe-Waldenburg. Grande ammiratore di Richard Wagner, si ispirò alla sua musica per creare opere d’arte, interessandosi di scenografia e illuminotecnica, compiendo dunque una fusione tra la musica e la pittura teatrale. Realizzò finanche alcune scene e costumi per la prima del Tristano e Isotta alla Scala di Milano. Nel 1919 fondò alla Giudecca la nota fabbrica di stoffe, aprendo boutique in varie città europee.
Il Palazzo gotico veneziano venne fatto costruire dal nobile Benedetto Pesaro (1433-1503) a partire dalla metà del Quattrocento ed è situato sul campo San Beneto. Quando Mariano Fortuny nel 1898 entrò nel Palazzo per la prima volta, trovò la struttura in stato di degrado. Con il passare degli anni fece in modo di recuperare l’edificio, che divenne un luogo di sperimentazioni artistiche e scenotecniche, diventando la sua dimora, nonché un laboratorio per la stampa su tessuto. Assieme alla moglie Henriette Nigrin installò l’atelier, creando abiti e tessuti in seta stampati. Fortuny fu un personaggio poliedrico che diede origine a dipinti, incisioni, sculture, fotografie, disegni, lampade tecniche e per l’arredo, modelli teatrali, tessuti stampati, abiti e costumi per la scena. La collezione del Palazzo Fortuny è costituita da una grande quantità di oggetti che interessano quindi diversi ambiti, come la pittura, la fotografia, il tessile.
Per quanto riguarda la pittura è doveroso dare particolare risalto al Giardino d’inverno un salotto impreziosito da decorazioni parietali, animato da figure femminili, immagini allegoriche con satiri e animali esotici. Il tutto inserito in un ambiente architettonico affascinante, situato in una loggia corinzia di grande effetto, ornato da motivi floreali, vegetali, ghirlande e da grottesche. L’immagine del presente articolo raffigura solo una parte di questo spettacolo scenografico per la cui esecuzione Mariano inventò una speciale intelaiatura di carta incollata su teli di canapa, dipinti e fissati alle pareti. Nella medesima stanza è conservato il modello del Teatro delle Feste, progettato da Mariano con la collaborazione di Gabriele D’Annunzio e dell’architetto francese Lucien Hesse. Inoltre, la collezione comprende circa 150 dipinti di Mariano Fortuny, alcuni legati alla ritrattistica raffigurante la sua famiglia, oltre a nudi femminili, nature morte e la pittura rivolta al ciclo wagneriano, del quale spicca il dipinto avente come tema Parsifal, intitolato Le Fanciulle – fiore del 1896. Peculiare rilevanza, invece, per quanto riguarda i tessuti, è la Collezione tessile, soprattutto il Delphos, per la cui realizzazione Mariano si ispirò osservando il chitone ionico, la veste della scultura greca dell’Auriga Delfi rinvenuta nel 1896.
Mariano Fortuny morì il 2 maggio 1949 e dopo la sua morte l’edificio fu donato dalla moglie Henriette al Comune di Venezia, che lo possedette nel 1965. Nel 1975 il Museo venne aperto al pubblico.
Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.