Simbolo veneziano per eccellenza.
A cura di Manuela Moschin
La storia millenaria del Palazzo Ducale di Venezia
Il Palazzo Ducale di Venezia rappresenta il simbolo dello splendore della Serenissima, nucleo culturale per eccellenza, laddove per quasi mille anni ci fu la sede del potere, in cui venivano svolte importanti attività politiche. Si tratta di un tesoro inestimabile, dove l’arte e la storia si fondono in un meraviglioso connubio.
Con le sue preziose sale e i pregiatissimi dipinti, è un luogo permeato di significati e simboli. Fu il centro del governo più imponente e dall’aspetto scenografico che sia mai esistito, in cui vennero ospitate grandi personalità che hanno creato la storia di Venezia.
Composto da tre corpi di fabbrica, il Palazzo si sviluppa con l’ala verso il Bacino di San Marco, che comprende la Sala del Maggior Consiglio, l’ala in direzione della piazza con la Sala dello Scrutinio e il lato opposto, costituito dall’ala rinascimentale, con la residenza del Doge e le Sale del governo.
Le origini del Palazzo Ducale: dalle prime costruzioni agli ampliamenti
Le origini del Palazzo risalgono all’810, quando il ducato veneziano si trasferì da Malamocco all’insula di Rivoalto. La costruzione attuale è il frutto di una lunga serie di modifiche e ristrutturazioni durato alcuni secoli. Il Palazzo fu distrutto da vari incendi e ricostruito in stile veneto-bizantino nella seconda metà del XII secolo e ampliato alla fine del duecento. Tra il 1340 e il 1565, subì nuovi ampliamenti che interessarono altre ali della struttura.
Gli incendi e le ristrutturazioni che hanno plasmato il Palazzo Ducale
Durante la notte del 20 dicembre 1577 il Palazzo fu colpito da un altro dei tanti incendi, ossia quello che bruciò la Sala del Maggior Consiglio e quella dello Scrutinio, dove vennero distrutti dipinti di Giovanni Bellini, Vittore Carpaccio, Tiziano Vecellio, il soffitto decorato dal Pordenone, il celebre affresco di Guariento raffigurante il Paradiso e la Battaglia di Lepanto di Tintoretto.
Il Palazzo è costituito da numerose e opulenti stanze dette Sale Istituzionali, dove in passato si legiferava, si riuniva il patriziato, oltre a essere la sede del Doge fino al 1797, quando avvenne la caduta della Repubblica di Venezia a seguito della conquista di Napoleone Bonaparte.
La sala più importante è rappresentata dalla Sala del Maggior Consiglio, che misura 53 metri di lunghezza e 25 metri di larghezza, con una capienza di millecinquecento persone.
Il Palazzo è interamente decorato dalle opere dei più noti artisti dell’epoca, come Paolo Veronese, Jacopo e Domenico Tintoretto, Jacopo Palma il Giovane, Jacopo Bassano, Andrea Vicentino, Gerolamo Gambarato, Giambattista Tiepolo e Tiziano Vecellio, il cui scopo era quello di celebrare le vicende della Serenissima Repubblica, richieste e approvate dagli organi di governo.
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La conformazione del Palazzo è molto complessa e articolata. È circondato da un portico con archi a sesto acuto e da un soprastante loggiato, anch’esso costituito da archi inflessi trilobati di influenza orientale e con colonne che sono il doppio rispetto a quelle situate in basso.
Le due facciate del palazzo, una prospiciente sulla parte inferiore di Piazza San Marco e l’altra rivolta verso il bacino, possiedono una pregiata decorazione arricchita da intarsi marmorei rosa, nonché da eleganti trafori quadrilobati. I merli che s’innalzano come coronamento, ingentiliscono il profilo con le statue e i pinnacoli del balcone, che contribuiscono a dare un aspetto sontuoso a questo capolavoro ammirato da secoli.
Nel cortile del Palazzo è situata la celebre Scala dei Giganti progettata da Antonio Rizzo ed eretta tra il 1483 e il 1485. Il nome deriva dalle maestose statue marmoree che raffigurano Marte e Nettuno create da Jacopo Sansovino per rappresentare la potenza di Venezia. La Scala dei Giganti continua con la lussuosa Scala d’Oro, ricca di decorazioni in stucco bianco e foglia d’oro.
Tra il Palazzo e la Basilica di San Marco si trova la Porta della Carta, l’ingresso monumentale costruito a partire dal 1438 da Giovanni e Bartolomeo Bon, il cui stile è un trionfo del Gotico fiorito, ricco di sculture e superfici decorate.
Nei pinnacoli sono raffigurati le Virtù Cardinali e l’Evangelista Marco su cui emerge l’immagine della Giustizia con spada e bilancia. Sopra il cornicione spicca la statua del doge Francesco Foscari inginocchiato innanzi al Leone di San Marco.
Fu l’architetto Antonio Contin, che nel XVII secolo congiunse le Prigioni Nuove, che dal Palazzo conducono fino al Ponte dei Sospiri, dove i reclusi passavano per raggiungere le carceri chiamate i Piombi per via del rivestimento del tetto.
Nel 1923 il Palazzo dei Dogi divenne un celebre museo.
Sono Manuela Moschin, scrittrice, nata a Venezia-Mestre e attualmente vivo e lavoro in provincia di Venezia. Ho conseguito la laurea in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, indirizzo Storia dell’Arte. La mia opera prima è “ātman”. Nel mese di maggio 2022 alcuni miei scritti sono stati selezionati per “Risveglio”, un’antologia a cura di Storie di Libri, mentre nel settembre dello stesso anno ho pubblicato il saggio “Le Metamorfosi di Ovidio nell’arte”, Espera Edizioni. Nel mese di marzo 2023 ho pubblicato assieme a mia madre Mirella Alberti, deceduta, la raccolta di poesie “Un giglio bianco al 4910” a cura di Storie di Libri. Collaboro in linea diretta con storiedilibri.com e diverse testate online. Dalla mia passione per le materie umanistiche nasce il blog librarte.eu, contenitore di articoli di storia dell’arte e recensioni di libri.