Eros che incorda l'arco, Museo Archeologico Nazionale, Venezia.
Arte

Eros, la statua del Dio che incorda l’arco

Museo Archeologico, Venezia

Eros che incorda l'arco, copia romana (prima metà del I sec. d.C.) da originale lisippeo del 335 a.C. Collezione Giovanni Grimani, 1587. Museo Archeologico Nazionale, Venezia. Foto di Manuela Moschin. (Fig. 1)
Eros che incorda l’arco, copia romana (prima metà del I sec. d.C.) da originale lisippeo del 335 a.C. Collezione Giovanni Grimani, 1587. Museo Archeologico Nazionale, Venezia. Foto di Manuela Moschin. (Fig. 1)

A cura di Manuela Moschin

Eros in Marmo, statua greca al Museo di Venezia

Questa bellissima statua in marmo greco ritrae un Eros con l’arco (Fig. 1). Si tratta di una copia del I secolo d.C. conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Venezia, che deriva da un originale del IV secolo a.C. Il Museo custodisce opere di scultura antica provenienti da collezioni private di nobili famiglie veneziane. In particolare, la raccolta in origine apparteneva a Domenico Grimani e al nipote Giovanni, vissuti nel XVI secolo.

L’esposizione è visitabile al primo piano delle Procuratie Nuove in Piazza San Marco, assieme al Museo Correr e alle Sale Monumentali della Biblioteca Marciana. La statua raffigura Eros che incorda l’arco. Le sue gambe sono flesse e la testa, con ciocche, è voltata verso sinistra. Ovidio citò l’Eros nella sua opera le Metamorfosi.


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Il legame con l’arte antica e la tradizione

La statua è una delle copie derivanti dalla celebre statua bronzea di Lisippo, noto per aver creato sculture dinamiche e maggiormente espressive, introducendo così il ritratto individuale. Tra l’altro, lavorò per Alessandro Magno, per Alessandro Magno, che lo ritrasse diverse volte. L’opera più famosa di Lisippo fu l’Apoxyòmenos del 320 a.C. circa (in greco, “colui che si sta detergendo”) e rappresenta un atleta che si sta preparando per una gara. La statua originale in bronzo è andata perduta, ma nei Musei Vaticani è conservata una copia romana in marmo (Fig. 2).

Il contributo di Plinio e l’osservazione dei dettagli

Plinio il Vecchio si espresse così nei confronti di Lisippo:

“È fama che Lisippo abbia contribuito molto al progresso dell’arte statuaria, dando una particolare espressione alla capigliatura, impicciolendo la testa rispetto agli antichi, e riproducendo il corpo più snello e più asciutto; onde la statua sembra più alta. Non c’è parola latina per rendere il greco symmetria, che egli osservò con grandissima diligenza sostituendo un sistema di proporzioni nuovo e mai usato alle statue ‘quadrate’ degli antichi. E soleva dire comunemente che essi riproducevano gli uomini come erano, ed egli invece come all’occhio appaiono essere. Una sua caratteristica è di aver osservato e figurato i particolari e le minuzie anche nelle cose più piccole”.

Vi saluto con affetto.

Manuela.

Lisippo, Apoxyómenos, copia latina da un originale in bronzo greco del 330-320 a.C., marmo pentolino, 205 cm, Musei Vaticani, Roma. (Fig. 2)
Lisippo, Apoxyómenos, copia latina da un originale in bronzo greco del 330-320 a.C., marmo pentolino, 205 cm, Musei Vaticani, Roma. (Fig. 2)
Eros che incorda l'arco, copia romana (prima metà del I sec. d.C.) Da originale lisippeo del 335 a.C. Collezione Giovanni Grimani, 1587. Museo Archeologico Nazionale, Venezia. Foto di Manuela Moschin.

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