Giorgione “La Tempesta” 1502-1503 circa, olio su tela, 83x73 cm. Gallerie dell’Accademia, Venezia.
Arte

La Tempesta di Giorgione: un dipinto enigmatico

Giorgione “La Tempesta” 1502-1503 circa, olio su tela, 83x73 cm. Gallerie dell’Accademia, Venezia.
Giorgione “La Tempesta” 1502-1503 circa, olio su tela, 83×73 cm. Gallerie dell’Accademia, Venezia.

A cura di Manuela Moschin

Il dipinto La Tempesta di Giorgione (Castelfranco Veneto, 1478 – Venezia, 1510), conservato nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, è da sempre avvolto da un ricco mistero. Infatti, esistono oltre trenta interpretazioni, eppure nessuna di esse fornisce una lettura definitiva dell’opera.

In questo articolo, dunque, analizzeremo alcune delle ipotesi più documentate, prendendo in considerazione gli studi di esperti nel settore.

Il linguaggio pittorico di Giorgione

Giorgione è noto per aver creato dipinti dal significato nascosto, i quali erano spesso commissionati da una clientela colta che, a sua volta, si informava attraverso i testi di Aldo Manuzio.

La Tempesta, in particolare, rappresenta un perfetto equilibrio tra luce e colore e, al tempo stesso, introduce un’innovativa espressione dei moti dell’animo.

Per comprendere meglio il contesto artistico, bisogna considerare la tecnica di Giorgione, conosciuta come pittura tonale.

Questa si sviluppò nel Veneto grazie all’influenza di Giovanni Bellini, il quale perfezionò l’uso della luce soffusa, creando così un armonico rapporto tra uomo e natura. Di conseguenza, Giorgione non solo adottò questa tecnica, ma la portò a un livello ancora più raffinato.

L’ambientazione e i personaggi

L’opera rappresenta un paesaggio naturale con un borgo sullo sfondo, alcune rovine e due figure in primo piano: una donna seminuda che allatta un bambino e, a sinistra, un uomo in piedi appoggiato a un’asta.

L’articolo è stato scritto per il sito La voce di Venezia: Clicca qui per il link La Voce di Venezia

La scena è immersa in un’atmosfera suggestiva, dominata da un cielo tempestoso e un fulmine che squarcia le nuvole. Questa visione naturalistica contribuisce alla sensazione di profondità e realismo, grazie alla modulazione dei toni cromatici.

L’interpretazione dell’opera

La committenza dell’opera è attribuita al collezionista Gabriele Vendramin, come riportato dallo storico Marcantonio Michiel (1484-1552), che descrisse il dipinto come un paesetto con la tempesta, con la cingana [zingara] e il soldato. Tuttavia, lo studioso Peter Humfrey ha ipotizzato che il personaggio maschile possa essere un pastore, un soggetto spesso presente nei poemi pastorali dell’epoca.

Secondo Edgar Wind, La Tempesta potrebbe essere un’allegoria pastorale, in cui la colonna spezzata simboleggia la Fortezza, una delle virtù cardinali. Nel linguaggio rinascimentale, “fortuna” significava “tempesta”, suggerendo un’interpretazione morale dell’opera legata all’importanza delle virtù per affrontare la vita. Wind sintetizza il concetto affermando:

«Sembrerebbe che il quadro di Giorgione sia un’allegoria pastorale in cui Fortezza e Carità sono state drammaticamente inserite in un contesto di Fortuna».

Altre teorie suggeriscono la rappresentazione di Venere e Marte, Mosè salvato dalle acque o persino la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre. In quest’ultima ipotesi, il fulmine simboleggerebbe la fiamma dell’angelo che li scaccia dall’Eden.

​Per approfondire ulteriormente l’opera di Giorgione, ti invitiamo a leggere l’articolo dedicato all’Adorazione dei pastori, disponibile qui.

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